Nel disordinato secolo dal 1600 al 1700, in mezzo ad una corrotta società, fra le liti private l'ambizione e la frode in tutte le classe sociali, l'inefficacia delle leggi che nessuno osservava, tra mercanti imbroglioni e feroci usurai, con le tasse che si pagavano sproporzionate, tra la ricchezza di pochi e la miseria di molti, in un'epoca cosi decadente, sorse in Padova una gioconda compagnia che si chiamo «Fraglia dei Padrani» la quale non aveva altro scopo apparente che ridere e divertirsi. Si chiamavano «Fraglie» quelle Società o corporazioni di artigiani o di religiosi che avevano interessi comuni da tutelare. Questa compagnia di buontemponi dopo aver girato da un'osteria all'altra senza altro scopo che quello di bere, mangiare e cantare, si chiamo per ridere anch'essa «Fraglia», ma volle anche chiamarsi col rispettabile nome di «Padrani », derivante da Padri o dal latino «Patres ». Questa lieta brigata si riuniva in casa del cav. Gerolamo Sanguinacci in Via S. Biagio, in una grande stanza che dava su un fresco orto, in questa stanza si conservava anche il vino e veniva quindi chiamata «canovino». Di questa compagnia facevano parte anche poeti e letterati, per cui essa non era solo devota al vino ma anche alla scienza ed all'arte. Di molti di questi soci conosciamo il nome e parecchi di essi portavano cognomi tutt'ora esistenti a Padova, quindi e da ritenersi che fra i viventi attualmente a Padova molti siano loro discendenti. Fra quei soci citeremo Benedetto Niasi, Alessandro Pizzati, un Sertorio, un Orsato, Giunio Soncino, Curzio Zambelli, un frate Sebastiano da Camino, un Alvarotti ed un Beraldo. Gerolamo Sanguinacci padrone della casa, cav. di S. Stefano, discendeva da antichissima famiglia Padovana fatta nobile dalla Repubblica Veneta. Da questa compagnia che pareva avesse solo scopo di fare delle solenni bevute, uscivano invece talvolta ammirabili discorsi e poesie di un certo valore, delle quali si conservano copie nelle nostre Biblioteche.
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